Curiosità

Perché i due oceani non si mischiano nel Golfo dell’Alaska?

Perché i due oceani non si mischiano nel Golfo dell’Alaska?

Osservando un planisfero potremmo credere che gli Oceani siano parti di un unico grande mare, diviso dai cartografi in zone ben delimitate per una semplice necessità geografica. Rimarrai invece meravigliato nello scoprire che esistono precise linee di demarcazione tra i mari; quasi delle pareti invisibili a separazione non solo di più masse d’acqua ma anche di mondi marini diversi fra loro per flora e fauna e che impediscono alle acque di due mari di fluire l’una nell’altra.

Questa caratteristico fenomeno geografico presente in diverse aree del globo terracqueo, è ben visibile nelle acque del Golfo dell’Alaska. Qui si scontrano tra loro le fredde acque del Mar Glaciale Artico con le più caldi correnti Oceaniche dando origine a fenomeno geografico ben visibile, grazie al netto contrasto cromatico tra il turchese delle acque del Golfo e il blu notte di quelle dell’Oceano. Demarcazione tanto evidente da sembrare finta, simile a quello che noi vediamo in una vaschetta di gelato quando due differenti gusti vengono accostati l’uno all’altro.

La spiegazione scientifica

Sapendo però che non esistono pareti invisibili nei mari, che possano separare due masse d’acqua, perché le acque di questi due mari che si incontrano nel Golfo dell’Alaska non si mescolano tra loro?

La spiegazione scientifica di questo fenomeno è innanzitutto da ricercarsi nella collocazione geografica del Golfo dell’Alaska: al confine tra due mari “diversi” tra loro.

Diversità dovuta alla differente temperatura delle acque – più gelide quelle dell’Artico rispetto a quelle più calde dell’Oceano – fatto che comporta un diverso grado di densità, composizione chimica e livello di salinità. Tutte caratteristiche, queste, in grado di creare una barriera tale da impedire a queste acque di mescolarsi tra loro.

In realtà questo è vero per quello che accade negli strati idrografici più superficiali, mentre in profondità i due mari cercano, seppur in modo lentissimo, di assimilare l’uno le caratteristiche dell’altro; in questo modo permettono alle specie viventi presenti nelle acque più profonde di sopravvivere. Infatti se questa assimilazione fosse più veloce, la fauna presente in entrambi i mari sarebbe a rischio di sopravvivenza, dato che nessuna specie resisterebbe alle caratteristiche di un ambiente marino a cui non è abituata.

Un modo quindi per proteggere la fauna, che si deve adattare al nuovo ambiente. Come accade per la flora, quando sopravvive lontano dalle zone di origine.

Cos’è la barriera idraulica

Tecnicamente la linea di confine che viene così a crearsi tra due mari, viene chiamata “barriera idraulica”; barriera che tuttavia, oltre a creare meravigliosi scenari naturali, può provocare forti turbolenze, tali da rendere pericolosa e difficile la navigazione. Il punto in cui queste acque si incontrano invece è detto “fronte”.

A ridosso di una barriera idraulica abbiamo poi gli aloclini, strati di acqua con proprietà differenti rispetto alle acque circostante e presente in ogni area idrografica dove un’acqua con maggiore salinità incontra un’acqua con minore salinità; fenomeno che  accade negli estuari, nelle grotte marine, nei fiordi e, come nel nostro caso, negli oceani delle regioni più fredde del globo terrestre, dove l’acqua meno calda e con una salinità inferiore “galleggia” sopra lo strato marino più salato e caldo.

Strati salati visibili ben visibili ad occhio nudo come accaduto all’oceanografo Giacques Costeau, il quale immergendosi nelle profondità nello Stretto di Gibilterra, poté osservare per primo nelle profondità marine questo singolare fenomeno che sembrava dividere attraverso uno strato trasparente due differenti mari, l’oceano Atlantico e al mar Mediterraneo, ognuno con un proprio aloclina e di conseguenza una propria flora e una propria fauna.

Cos’è un aloclino

Un aloclino è quindi un fenomeno apparentemente complesso che può spiegare il perché possa accadere che due mari non si mescolino tra loro. Può però essere facilmente compreso ricreandolo e osservandolo a casa propria in un bicchiere d’acqua o in un altro recipiente trasparente. Infatti se dell’acqua dolce viene versata lentamente su una quantità di acqua salata già presente nello stesso contenitore, usando un cucchiaio tenuto orizzontalmente a livello dell’acqua, per evitare che queste due acque con diverso grado di salinità si mescolino tra loro, l’aloclino sarà presto visibile a causa del variabile indice di rifrazione. L’unica differenza sarà quella, che mentre l’aloclino ricreato nel bicchiere sarà orizzontale, quelli presenti negli oceani sono verticali.

Tuttavia questo fenomeno geografico presente nel Golfo dell’Alaska, così straordinario e apparentemente unico, in realtà è ben visibile in altre parti del mondo dove la natura ci può offrire degli spettacoli altrettanto straordinari.

Come accade nello Skagen, la punta più estrema della penisola danese, dove lo Skagarrak (il Baltico) e il Kattegat (il mar del Nord) s’incontrano. Ma lo stesso fenomeno è possibile anche osservarlo anche nelle Bahamas, dove si incontrano da un lato le acque calde del Golfo del Messico e dall’altro le fredde e forti correnti dell’Oceano o ancora fra il Mar di Tasmania e l’Oceano Pacifico. Qui a Cape Reinga, l’azzurro delle acque del mare e il blu delle fredde correnti oceaniche si scontrano e dividono letteralmente in due l’orizzonte. Per i Maori questo contrasto rappresenta l’unione tra il maschio e la femmina, uno stesso mondo dato dal fondersi di due diverse entità.