Salute & Benessere

Anoressia

anoressia

L’anoressia è un disturbo dell’alimentazione che si caratterizza con il rifiuto del cibo.

L’anoressia, in passato era classificato nella categoria delle malattie rare, ma purtroppo, negli ultimi cinquanta anni, si è avuto un incremento notevole di questa patologia.

L’anoressia colpisce prevalentemente adolescenti tra i 15 e i 24 anni, nell’età in cui iniziano a manifestarsi i segni del cambiamento del proprio corpo e si inizia ad affrontare la propria sessualità. È raro in età prepuberale, anche se in quei casi si manifesta in forme molto gravi. Generalmente non ne sono affette persone oltre i 40 anni.

Oggi, il ministero della Sanità presenta dati allarmanti: in Italia un adolescente su dieci soffre di disturbi legati al comportamento alimentare, di questi il 95% è donna e il 2% manifesta il disturbo in forma grave. Nella popolazione italiana questo significa più di tre milioni di persone affette da questo malattia, un numero elevatissimo. E si stima che questo numero è destinato a crescere, perché ogni anno ci sono 4-5 mila nuovi casi che si sommano a quelli già presenti.

Cos’è l’anoressia

Il termine anoressia significa letteralmente “mancanza di appetito”.

Semplicisticamente l’anoressia può essere definita come il rifiuto del cibo. Ma questa definizione non fa comprendere appieno le complesse dinamiche che sono alla base di questa malattia.

L’anoressia si caratterizza con una distorta percezione di sé e del proprio corpo, che viene percepito come sgradevole e inappropriato. Questo porta al terrore di ingrassare e alla necessità spasmodica di controllare il proprio peso corporeo attraverso l’alimentazione per mantenersi magri, anche a valori di oltre il 15% inferiori di quelli ritenuti normali per le propria persona.

Se non diagnosticata e curata per tempo, l’anoressia porta stati di malnutrizione estremi e gravemente lesivi per la salute, che possono condurre anche alla morte.

Anoressia: cause

Non è possibile identificare un solo fattore responsabile dell’insorgenza dell’anoressia, che va invece imputata, piuttosto, a un’interazione di molteplici componenti biologiche, genetiche, ambientali, sociali e psicologiche.

Più che di cause, allora, è più esatto parlare di fattori di rischio.

  • Socio-culturali. Indubbiamente la pressione esercitata dalla società moderna verso canoni estetici di estrema magrezza e sulla ricerca ossessiva di una perfetta forma fisica, imposti sempre più aggressivamente attraverso i mezzi di comunicazione di massa, sono uno dei fattori che maggiormente influiscono sul manifestarsi di questa patologia. L’ingresso nel tunnel dell’anoressia coincide molto spesso con l’inizio di una dieta, nel tentativo di corrispondere a questi ideali di bellezza eccessivamente osannati. Paradossalmente, l’anoressia è maggiormente diffusa nei paesi industrializzati, dove vi è abbondanza di cibo, perché è in questi che, specialmente per il sesso femminile, viene estremamente enfatizzato il valore della magrezza.
  • Temperamentali. Bassa autostima, perfezionismo,  disturbi d’ansia o tratti ossessivi sono caratteristiche personali che possono potenzialmente scaturire in un eccessivo controllo del proprio regime alimentare. L’anoressia insorge spesso in persone intelligenti, ordinate, molto precise e perfezioniste, che hanno il bisogno di avere sempre il pieno controllo su sé stessi e su ciò che li circonda e che si pongono obiettivi molto elevati e per questo sono spesso insoddisfatti delle proprie prestazioni. Ma può influire anche la sensazione di essere sottoposti a un eccesso di pressione e di aspettative, o il bisogno di considerazione da parte dei propri genitori, dai quali ci si sente trascurati.
  • Genetici e fisiologici. I disordini alimentari si manifestano con più probabilità tra i parenti di una persona già malata, soprattutto se si tratta della madre.
  • Traumatici. Un’esperienza traumatica, un abuso da parte di familiari o di estranei, la difficoltà ad essere accettati nella propria famiglia o nel gruppo sociale, la derisione per la propria forma fisica scaturiscono facilmente in una visione distorta di sé stessi e del proprio corpo e nel loro rifiuto.

Anoressia: sintomi

Non è sempre facile diagnosticare tempestivamente l’insorgenza dell’anoressia, perché spesso coincide con il passaggio nell’adolescenza, che porta di per sé cambiamenti fisici e caratteriali.

Ci sono, tuttavia, alcuni segnali che possono far intuire un disturbo alimentare ed aiutare i genitori e i familiari ad intervenire prima che il peso cali drasticamente e le conseguenze siano gravi.

  • Il primo campanello d’allarme è sicuramente il rifiuto ad assumere cibo e l’attenzione ossessiva alle calorie e alla bilancia. Una persona anoressica manifesta sempre una sensazione di nausea, intraprende una dieta ferrea e evita tutti i cibi ritenuti grassi. Inoltre consuma il poco cibo con molta lentezza e masticando a lungo.
  • Accade spesso che nelle ragazze scompare il ciclo mestruale.
  • Un altro sintomo molto comune è la tendenza ad isolarsi e a non riuscire a stabilire corretti rapporti relazionali con i propri coetanei.
  • Insorgono in contemporanea altri comportamenti ossessivi o negativi: un eccessivo perfezionismo nei confronti dello studio, iperattività, irritabilità e la comparsa di disturbi del sonno.

Anoressia: cure

Capire in tempo l’insorgere della malattia è di fondamentale importanza.

Già alle prime avvisaglie bisogna rivolgersi al proprio medico e intraprendere un percorso multidisciplinare indirizzato alla cura sia del corpo che della mente e al coinvolgimento di tutto il gruppo familiare.

Questo programma si sviluppa normalmente in due fasi.

La prima fase prevede interventi di tipo propriamente medico, con l’utilizzo di una adeguata farmacologia e il coinvolgimento di un medico nutrizionista, per ristabilire un peso corporeo adeguato.

La seconda fase comprende un supporto psicologico individuale orientato a far acquisire al paziente la consapevolezza del problema, aiutarlo a elaborarlo e a individuare un nuovo modo di rapportarsi con sé stesso, con il cibo e con il mondo esterno nella vita quotidiana.

È indispensabile anche il coinvolgimento della famiglia, con colloqui di orientamento e sostegno che aiutino i familiari a gestire il problema e ad evidenziare i comportamenti controproducenti e gli atteggiamenti da evitare.

Conclusioni

Guarire e tornare ad una vita normale è possibile.

L’importante è intervenire tempestivamente e non aspettare per paura del giudizio della gente o pensando che il problema possa risolversi da solo e richiedendo l’aiuto di medici o centri specializzati.