Negli ultimi anni i disturbi dell’apprendimento negli studenti sembrano essere sempre più frequenti. In realtà tale situazione origina da una diversa attenzione nei confronti del percorso di studio. Ogni singolo studente ha un proprio modo di apprendere, che non sempre combacia con quello istituzionale. Questo ha portato a creare percorsi individualizzati, soprattutto nei primi anni del ciclo scolastico obbligatorio, per facilitare lo studio a quei bambini che un tempo venivano semplicemente etichettati come sfaticati o poco portati.
Fra questi disturbi rientra anche la discalculia, la difficoltà nell’elaborazione dei calcoli che si traduce con problematiche nell’affrontare l’aritmetica in particolare e la matematica in generale. Questo disturbo non riguarda in alcun modo le capacità intellettive del bambino, sebbene si tratti di una caratteristica permanente. Col tempo però il bambino imparerà a sopperire a questa difficoltà, o meglio troverà modi propri per fare quei ragionamenti logici – matematici che ad altri nascono in modo spontaneo.
In cosa consiste la discalculia
In linea generale, si può definire come discalculia la difficoltà di attribuire il corretto significato ai numeri e di comprendere i concetti di base della matematica e della aritmetica. Più nello specifico, il disturbo si mostra in due grandi aree: influisce da una parte sull’intelligenza numerica di base, dall’altro sulla abilità numerica esecutiva.
Nel primo caso, il bambino farà fatica a riconoscere le quantità, anche piccole, a comprendere la quantificazione e il frazionamento, e a fare propri i meccanismi di calcolo a mente. Nella seconda categoria invece rientrano problematiche di tipo esecutivo, quindi nella aritmetica scritta e nel procedere ad applicare regole e metodi nell’esercizio concreto.
Le due tipologie molto spesso si presentano contemporaneamente nello stesso bambino, ma quasi sempre una è più evidente rispetto all’altra. E’ importante che lo specialista individui le caratteristiche precise di ogni singolo, per poter mettere in atto i metodi individualizzati migliori per aiutare il bambino ad affrontare al meglio il percorso di apprendimento.
Per fare un esempio concreto, reso noto dal ricercatore del settore Brian Butterworth, chi è discalculico si trova in condizioni simili a chi è daltonico. Come ad alcuni manca la capacità innata di riconoscere i colori, ad altri manca quella di intuire istintivamente i numeri e il rapporto fra le quantità.
I sintomi da analizzare
Come gli altri disturbi dell’apprendimento, bisogna attendere qualche tempo prima di diagnosticarlo. La regola generale è quella di fare un controllo al bambino quando è in terza elementare, ovvero quando ha circa 8 anni; è quello il momento in cui si possono escludere difficoltà generiche, dovute solo alla giovane età e all’inizio del percorso scolastico, e individuare un reale disturbo dell’apprendimento.
Il discorso vale ovviamente anche per la discalculia. Non c’è quindi motivo di ipotizzare un disturbo di fronte a un bambino di 6 anni che si avvicina alle prime operazioni aritmetiche; potrebbe essere solo questioni di tempo.
Nel frattempo però vale la pena di fare attenzione ad alcuni segnali, sintomi tipici della discalculia, e prenderne nota. Qualora persistessero col passare dei mesi, se non degli anni, questi dati costituiranno uno storico prezioso per lo specialista che si farà carico di valutare il bambino.
Ecco i principali segnali che possono far sospettare una discalculia:
- Problemi nel contare alla rovescia, per esempio da 10 fino a 0
- Difficoltà nel collegare il numero scritto alla relativa parola (riconoscere nel segno 4 il termine scritto o orale “quattro”)
- Incapacità o estrema lentezza nell’effettuare calcoli a mente anche molto semplici
- Difficoltà nel valutare grandezze numeriche o fare stime relative alla quantità
- Fatica nel memorizzare i numeri e conseguenti errori nella scrittura di numeri dettati a voce
Oltre a queste problematiche, che esulano dal contesto scolastico, ci sono altri atteggiamenti da osservare nel bambino proprio nel rapporto con la scuola. Evitare compiti legati alla matematica e all’aritmetica, soprattutto se esiste in generale un buon rapporto con lo studio, può evidenziare una difficoltà nella materia che nascondere una discalcuclia. Anche difficoltà evidenti nel comprendere le procedure aritmetiche, ancora più che nell’esecuzione dell’esercizio una volta compresa la spiegazione, sono atteggiamenti da osservare.
Come affrontare la diagnosi
Come già accennato, la discalculia è una condizione permanente; non è quindi un disturbo solo del bambino, ma in età scolare che deve essere individuata e affrontata. Non si tratta di cercare una guarigione, anche perché non è una malattia. Il percorso prevedere di offrire allo studente dei metodi e delle strategie per colmare le difficoltà ed essere sempre più indipendente nello studio e nella comprensione della matematica.
Avere una diagnosi non deve spaventare, anzi è molto utile. Intanto si potrà cominciare quanto prima un percorso individualizzato, inoltre ha una validità nei confronti delle istituzioni scolastiche. Presentare una diagnosi di discalculia permette di attivare una serie di provvedimenti, come l’attuazione di un PDP (percorso didattico personalizzato) e di introdurre quelli che si chiamano strumenti compensativi: dall’uso della calcolatrice alle mappe numeriche e concettuali durante le verifiche.